L’ultima intervista di Ornella Vanoni riemerge come un vero testamento: le parole pronunciate prima della morte rivelano amori, segreti e una frase sull’aldilà che lascia senza parole.
Ornella Vanoni, anche dopo la sua morte continua a far parlare di sè, non soltanto per l’affetto che da sempre la circonda, ma per un documento televisivo che oggi assume un valore nuovo, quasi definitivo. La cantante, scomparsa a Milano il 21 novembre all’età di 91 anni, aveva registrato la sua ultima intervista meno di un mese fa: un dialogo intenso, sincero, attraversato da memorie personali, passioni, ferite e qualche ironia che solo lei sapeva permettersi. E ora, quel lungo racconto riemerge come una sorta di testamento, rivelando gli snodi segreti della sua vita tra palco, amori e misteri.
L’infanzia, gli uomini e i grandi amori
Nel colloquio con Aldo Cazzullo, in onda stasera su La7, Ornella Vanoni parte dall’infanzia segnata dalla guerra, quando la paura prendeva forma nei tunnel diretti verso Santa Margherita. Da lì nasce anche la sua idea di uomo, immortalata in una frase che sa di cinema e vita: “Milano era sotto le bombe… mio papà mi prende in braccio. Per me da allora l’uomo è come John Wayne: ti protegge”.
Poi arrivano gli amori. Quattro, confessa, ma uno solo davvero irripetibile: quello per Gino Paoli. Il primo incontro? “Era tutto vestito di nero”. E subito l’ironia disarmante: “Mi avevano detto che scriveva canzoni di m*rda ed era fr*cio, mentre di me dicevano che portavo sfiga ed ero pure lesbica”.
Ancora più forte il ricordo del tentato suicidio di Paoli: “Una notte Paoli si spara… Andai a trovarlo in ospedale di notte”. Ed è lì che lui le dice la frase rimasta scolpita: “Tutti ti vedono come un setter, invece sei un boxer”. Prima di lui c’era stato Strehler, l’uomo che l’aveva “inventata” artisticamente. Eppure lei gli mette le corna, senza aggiungere dettagli.

Il testamento di Ornella Vanoni
È il capitolo finale dell’intervista a trasformarsi oggi nel punto più toccante. Mentre parla di fede, dubbi e misteri, Vanoni affronta senza filtri il tema della morte, quasi presagendo l’imminente congedo. “La religione? Credo in Cristo, che è un uomo come noi, non in Dio”, afferma. E sull’aldilà, la sua voce non cerca consolazioni: “Nessuno sa com’è”.
Una frase che oggi risuona come un testamento spirituale. In quelle parole, pronunciate poco prima che il sipario calasse davvero, c’è la verità più profonda di Ornella Vanoni: una vita attraversata senza paura della verità, senza nascondere ferite, passioni, cadute e rinascite. Un racconto che ora, più che mai, sembra il suo ultimo, luminoso saluto.